Carnevale è una festa che ti impone di mascherarti ma ti fa cadere la maschera! Già proprio così perché il coprirsi toglie le inibizioni e si diventa, per qualche giorno o per qualche ora, ciò che in realtà si è.
Le radici di questa festa sono talmente antiche che è difficile rintracciarne la nascita vera e propria ma ciò che è rimasto immutato nel tempo è sicuramente il sovvertimento dello stato abituale delle cose e delle situazioni.
In un clima di vero e proprio caos si rimette tutto in discussione per poi tornare ad un ordine costituito che si spera più sano e più giusto.
Pare che l’abitudine di mascherarsi arrivi addirittura dal paleolitico quando gli stregoni facevano i loro riti indossando maschere terrificanti per scacciare gli spiriti maligni ma il mascheramento, oggi, è anche un modo per abbandonare la propria solita identità e per poter esprimere fino in fondo ciò che si è e ciò che si pensa senza dover sottostare ai dettami delle regole dell’ipocrita società in cui si vive e che costringe il singolo ad adeguarsi per non esserne escluso.
Ecco perché dietro la maschera che si indossa ci si toglie la maschera esprimendo finalmente fino in fondo il proprio essere ed il proprio pensiero. Dietro la maschera ci si sente protetti e si riesce ad essere finalmente se stessi, senza vergogna e senza reticenze.
Fino a qualche tempo fa, nel periodo carnevalesco, magari per vendicarsi di torti subiti, era consuetudine fare scherzi ( a volte anche molto pesanti) che bisognava comunque accettare di buon grado ma, per fortuna, questa abitudine sta scomparendo.
Ora il carnevale è una festa di allegria, di giochi e di balli, sfogo collettivo prima delle ristrettezze della quaresima. Martedì grasso, ultimo giorno di carnevale, infatti, precede il mercoledì delle ceneri, primo giorno di costrizione e di pentimento.
Ma non tutti i Carnevali sono uguali: il Carnevale d’Ivrea, infatti, è la rievocazione storica di un episodio leggendario in cui l’eroina è una giovane donna grazie alle cui gesta, il popolo riuscì a sollevarsi contro la tirannia che lo affamava e l’opprimeva. (ndr. la storia è riportata in questo mio articolo ).
I personaggi del Carnevale d’Ivrea non hanno maschera e, anzi, prestano volentieri il loro volto per rappresentare la ribellione al punto che per gli aranceri impegnati nella battaglia delle arance che rappresentano le pietre improvvisate armi del popolo insorto, i lividi sono medaglie al valore guadagnate sul campo della lotta contro la tirannia.
I personaggi del Carnevale d’Ivrea non si nascondono anzi, prestano volentieri il loro volto per poter riaffermare che la vita dev’essere libera e dignitosa per tutti!