Un passo da Paradiso a Locana

‘ Alla ricerca della Felicita ‘ – 21 agosto a Locana

 Un passo da Paradiso

Pace, bellezza e gioia di vivere

Domenica 21 agosto, dalle 15,30 Beniamino continuerà il suo viaggio ‘ Alla ricerca della Felicita ‘ a Locana, ad Un passo da Paradiso.

Nell’immaginario comune, la parola Paradiso evoca nella mente immagini di infinita pace e bellezza in grado di immergerti in uno stato di beatitudine tale da elevarti al di sopra di tutte le problematiche del vivere umano lasciando spazio ad una bellissima danza dell’anima.

Viene da pensare che, se questa zona è stata denominata ‘Gran Paradiso’, ci debba pur essere un motivo e che, magari, questa denominazione, sia dovuta all’influenza altamente benefica che, grazie alle tante bellezze che questo luogo racchiude, aiuti chi vi si reca ad innalzare lo sguardo e lo spirito ad un mondo molto diverso e decisamente più intenso di quello che si lascia a valle e che imprigiona sempre più ad una vita materiale che poco si addice alla piena realizzazione dell’essere umano.

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Davide Motto, direttore artistico della manifestazione, pare essere d’accordo e così descrive l’evento:

“La felicità non può che trovarsi ad un passo dal paradiso. Locana ai piedi del Parco Naturale del Gran Paradiso ci apre le porte a luoghi inaspettati più che mai attuali ma che recano in sé le tracce di un passato da non dimenticare. Antichi mulini privati aperti solo per l’occasione, antichi luoghi di culto, e, soprattutto antichi mestieri. Locana è la patria degli spazzacamini (ricordati anche in un museo). Gli spazzacamini, qui chiamati Borna. Hanno origine nella seconda metà dell’Ottocento. Nella Valle Orco provenivano dal territorio compreso tra Noasca e Locana. Si spostavano tra Novembre e Maggio, in piccoli gruppi composti da un capo, il Pudròc, e da uno o più ragazzi , i Gògn , in genere di 6 – 7 anni, a cui toccava la parte più ingrata e faticosa del lavoro: con la loro corporatura minuta venivano sospinti su per la canna fumaria che dovevano accuratamente scrostare dalla fuliggine. Piccole storie che fanno la grande Storia, quella con la S maiuscola, quella da non dimenticare, quella su poggiano le basi il nostro futuro e la nostra felicità”.

Locana è veramente un luogo molto particolare e vanta il primato di essere il comune più vasto della Provincia di Torino ed uno dei più grandi d’Italia. Oltre al capoluogo, sul suo territorio,  si possono contare un centinaio di frazioni. Peculiarità assoluta della zona è l’aver saputo mantenere una ‘naturalità’ di vita nonostante il progredire della vita moderna e della tecnologia.

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Nel periodo storico che attraversiamo, con la crisi economica che ci assilla e madre Natura che si ribella ai tanti danni provocati da uno sfruttamento scriteriato delle risorse naturali, con uno sguardo ecologico e naturalista, un esempio di possibile soluzione può essere portato per ciò che concerne l’energia. Da anni si cerca, infatti, di produrre energia da fonti naturali, rinnovabili e che non creino inquinamento; ebbene, in Valle Orco è stato realizzato un sistema composto da 5 centrali idroelettriche e, proprio nel territorio del comune di Locana, è stata realizzate due centrali idroelettriche, Rosone e Bardonetto ora gestite da Iren, che sfruttando masse d’acqua in movimento, creano energia elettrica.

Ma Locana è anche un luogo in cui una storia molto antica ha lasciato le sue tracce tra magia e realtà: nella frazione di Foere, ad esempio, è stato ritrovato un altare celtico al centro di una radura: si tratta di un masso sul quale è possibile vedere, scavate nella roccia, delle “coppelle”, incisioni a forma di coppa, collegate a dei canaletti che conducono in basso. Il loro scopo non è ancora ben chiaro, ma probabilmente servivano da altare sacrificale ai Druidi ( sacerdoti-magi Celti ) dove sacrificavano animali e esseri umani ed in base alla direzione che il sangue seguiva nelle incisioni, traevano gli auspici.

Singolare e pittoresca anche la vicenda di una pietra che si trova tra le frazioni di Montigli e Montepiano che sono ubicate su due poggi contrapposti e si narra che tra i loro abitanti ci sia sempre stata una grande rivalità. La ragione più grave della contesa, sembra proprio sia stato nei tempi passati, un grande masso dalle caratteristiche molto curiose: una roccia lunga una ventina di metri per dieci con la superficie completamente piana e levigata che serviva espressamente agli abitanti per battere l’orzo.

Gli abitanti di Montigli non vedevano di buon occhio il privilegio che, i loro dirimpettai, avevano avuto da madre natura. E allora, per entrare in possesso della pietra tanto invidiata, ricorsero niente meno che a un patto con il diavolo anche se, occorre dire che non si rivelarono così tanto egoisti poiché si limitarono  a chiedergli soltanto una fetta trasversale della grande pietra, visto che era tanto alta.

Un passo da Paradiso_Pietra del Diavolo

Fu così che una notte gli abitanti di Montepiano sentirono strani e sinistri rumori provenire dal prato dell’orzo. Si precipitarono allora a svegliare il cappellano che accorse sul posto con stola, camice, aspersorio e libretto di preghiere. Si racconta che gli occhi terrorizzati del prete e della gente che si era radunata nei pressi della grande pietra, videro il diavolo in persona intento a tagliare una fetta del masso.

Al costernato cappellano non rimaneva altro da fare che aspergere con acqua benedetta e recitare le formule di rito, mentre il demonio fu costretto a scomparire in una nuvola di fumo sulfureo seguito da fiamme cosiffatte che quelle reali sembravano dipinte… ed è per questo che, ancor oggi, la pietra di Montepiano presenta, nel senso dell’altezza, delle scanalature grosse e profonde. (per gentile concessione ATL Locana).

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