Sabato 26 novembre alle 19.30, al Caffè della Caduta è andato in scena Madama Bovary scritto ed interpretato da Lorena Senestro per la regia di Massimo Betti Merlin, una produzione Teatro della Caduta.
Madame Bovary, come ben sappiamo, è il personaggio principale dell’omonimo libro scritto da Gustave Flaubert:
L’autore, nel suo romanzo, descrive storia e vicissitudini di Emma Rouault, figlia di un benestante fattore che sposa Charles Bovary, un modesto ufficiale sanitario. I due vivono in provincia e se la vita e la mentalità provinciale possono accordarsi con lo stile di vita del marito, sicuramente non sono nelle corde di Emma, ormai Bovary, che si sente soffocare dalla mentalità ristretta del luogo in cui vive e che vorrebbe una vita elegante in alta società.
Per tacitare la sua insoddisfazione e la noia per la routine di una vita piatta ed abitudinaria, Emma si rifugia nella lettura di romanzi sentimentali e romantici che, sul lungo, le fanno credere che una vita diversa, con forti emozioni ed altrettanto forti sentimenti siano assolutamente realizzabili.La sua continua ed estenuante ricerca le farà perdere il contatto con la vita reale, la spingerà a cercare soddisfazione in acquisti sfrenati e al di spora delle possibilità finanziarie del marito e, soprattutto, a cadere vittima delle sue stesse illusioni innamorandosi di due uomini, molto diversi tra loro, che non potranno né per indole, né per capacità, farle ottenere quell’amore forte, prorompente ed infinito meta della sua ricerca.
Alla fine, Emma non sopporta più il peso delle sue disillusioni e dei debiti e, in accordo con tutte le scelte effettuate nella sua vita, pur di non assoggettarsi ad una realtà cruda e dolorosa, sceglie, per l’ennesima volta, la via della fuga e si suicida.
Tenendo conto che dopo la morte di Emma, che anche il marito, chiuso ottusamente nella sua bonaria buonafede non ha mai nemmeno lontanamente dell’onestà e della fedeltà della moglie, si ammala e muore, tutta la storia diventa una tragedia.
La morte che, come fine ultimo, svela significati ed intrecci di vite vissute nella ricerca di qualcosa talmente effimero da svanire con il finire della vita materiale. La morte è reale come è reale l’inutilità del ricercare l’irraggiungibile. A dire il vero, la storia di Madame Bovary è assolutamente realistica visto che, quasi certamente, Flaubert si è ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto in Normandia e le somiglianze delle due storie lo dimostrano ampiamente.
Forse, proprio da questo e dal fatto che alcuni meccanismi si ripetono continuamente in tutti i luoghi ed in tutti i tempi, nasce l’idea di Lorena Senestro di scrivere il testo di questo spettacolo ambientandolo nella provincia piemontese e facendo vivere sul palcoscenico due vite parallele: quella di Madame Bovary e quella di Madama Bovary. Nella presentazione dello spettacolo, infatti, si legge:
L’universo di Flaubert e l’ambientazione di Madame Bovary sono prossimi alla bruma che aleggia sui prati della pianura padana, ai personaggi che popolano una certa piemontesità. Individuano i caratteri propri della vita di provincia, la provincia nella sua dimensione assoluta, esistenziale. Lorena Senestro reinventa una Emma Bovary dei nostri giorni, in chiave piemontese.
I personaggi e le atmosfere del romanzo, oltre che per bocca di Flaubert,
sono rievocate attraverso versi di Guido Gozzano e filtrate dall’autobiografia dell’attrice – che è anche autrice del testo.
Lo spettacolo, quindi, è un lungo monologo in cui si alternano le due Emma in un continuo crescendo di tensione che porterà all’esplosione del finale.
Un monologo interpretato magnificamente in cui i passaggi da un personaggio all’altro risultano armonici e riescono a dare il senso della continuità e non stonano neppure i cambiamenti di linguaggio, dall’italiano al piemontese, e dal tono a volte molto drammatico a volte più leggero che, in alcune battute di Madama Bovary riesce, nonostante la drammaticità, a far sorridere gli spettatori.
Lo sdoppiamento di vita nella mente delle due protagoniste è ben evidenziato anche dai cambi di luce e dalle musiche scelte. Molto significativa e ben studiata la parte in cui l’attrice sottolinea la vacuità dei propri sogni, l’immaterialità del groviglio dei propri pensieri e l’irraggiungibilità di certe mete rivolgendo lo sguardo alle ombre evanescenti della sua stessa figura che campeggiano sulla quinta laterale. Un gioco di ombre cinesi che ben raffigura il potere della mente in grado di far percepire come reali, oggettivi e tangibili emozioni e sentimenti che, proprio per la loro essenza, nulla possono avere di materiale e che si presentano in forme e potenza soggettive rendendo assolutamente improbabile generalizzazioni e rimangono uniche come unico è l’essere che li sente vivi in sé.
Se volete sapere quando andrà in scena nuovamente, tenete sott’occhio il
Programma del Teatro della Caduta