Daini della Pineta di Classe da uccidere!… secondo la Provincia di Ravenna i 67 daini della Pineta di Classe devono essere abbattuti anche se c’è chi ne ha chiesto la custodia e ne garantirà il mantenimento… ma siamo impazziti?
Che razza di ragionamento è? Poi non dite che si è perfidi nel pensare che la cosa sia dovuta alla volontà di dare un po’ di divertimento ai cacciatori che, non trovando più nulla da abbattere, così possono sfogare la loro brama di sangue.
Non è mia abitudine trascrivere comunicati stampa così come arrivano ma questi due dovete leggerli perché chiariscono esemplarmente la situazione.
L’Associazione Vittime della caccia diffida la Provincia di Ravenna, il sindaco e il responsabile ATC.
La fauna selvatica è un bene indisponibile dello Stato che non può andare nell’interesse di pochi che li vogliono morti e arrosto!
Se sarà necessario, impugneremo anche al TAR la Delibera della Provincia di Ravenna n.252 del 12 novembre 2014, valida fino a febbraio 2015, resa immediatamente eseguibile da chi autorizza e pianifica una strage di animali, la provincia di Ravenna. Il sindaco tace, l’ATC esegue.
L’Associazione Vittime della caccia ha deciso di diffidare chi autorizza e permette l’abbattimento di oltre 60 Daini della Pineta di Classe ed è pronta a sporgere formale denuncia contro i responsabili.
Pur avendo previsto anni prima il naturale incremento demografico di questi splendidi animali introdotti dall’uomo, niente è stato fatto, nessun metodo incruento applicato seppur sia obbligatorio per legge, come dispone l’art.19bis comma 2 della 157/92. Tra l’altro l’uccisione massiva dei capi non accompagnata da altri interventi preventivi, quindi disgregando i gruppi esistenti, solleciterà nuove nascite, vale a dire il ripresentarsi del sovra popolamento in tempi rapidi.
Non appare infondato sostenere che si tratta di un’azione finalizzata a riproporre in un prossimo futuro nuove occasioni di divertimento per i cacciatori camuffati da “selezionatori”, dichiara Daniela Casprini, presidente dell’Associazione Vittime della caccia.
Nella Delibera della Provincia si palesano incongruenze, mancanza di trasparenza e violazioni delle norme non solo sulla caccia. Inevitabile anche l’inibizione della fruibilità delle aree verdi pubbliche per riservarle in via esclusiva a privati cacciatori travestiti da selecontrollori.
Ci appare quindi una vera e propria sottrazione di un bene dello Stato e di tutti noi che invece li vogliamo vivi, manovra volta a favorire l’interesse e la “pancia” di privati armati.
Attrazione turistica prima, carne da macello poi. Questa manovra è emersa palese dal fatto che, pur avendo ricevuto la generosa offerta di una signora disposta a farsi carico degli animali, avendone i requisiti e coprendo tutte le spese, la Provincia continua il suo diniego adducendo l’impossibilità di cedere i daini a privati, ma permettendo ad altri privati di ammazzarli!
Beni pubblici messi a disposizione di pochi: creature senzienti da macellare a cielo aperto e aree verdi sottratte alla pubblica fruibilità, elusione di leggi dello Stato. No, non ci siamo proprio.
L’uso di armi a lunga gittata in luoghi fortemente antropizzati, tra l’altro, mette in serio e reale rischio anche l’incolumità pubblica senza per altro esserci alcuna necessità logistica e fregandosene delle diffuse sensibiltà di chi da tempo chiede la salvezza di questi animali e che si è reso disponibile ad una soluzione fattiva e concreta.Ora basta!
Associazione Vittime della caccia – 29.11.2014
ASSOCIAZIONE VITTIME DELLA CACCIA
Il secondo comunicato stampa:
In barba al criterio di trasparenza che dovrebbe obbligatoriamente e doverosamente ispirare
Mentre decine di migliaia di cittadini si mobilitavano in difesa dei daini confidando nella possibilità di soluzioni alternative che la provincia aveva lasciato intravedere, in realtà era già tutto deciso.
Nero su bianco, in poche pagine è scritto il destino di 67 daini inermi: riferendo nuovamente di problemi alla circolazone ferroviaria (che, ricordiamo per l’ennesima volta, furono smentiti direttamente dalla Polfer) ed enfatizzando danni alle colture, di cui sono stati resi noti i valori in realtà molto limitati, la Provincia decide di agire contro l’aumento “esponenziale” dei daini, introdotti “accidentalmente” qualche decennio fa, col metodo peggiore, l’ABBATTIMENTO
Come già sottolineato da altre Associaizoni e da privati cittadini, è ridicolo parlare di immissioni accidentali: lo spostamento di alcuni capi è stato di certo frutto di una volontà precisa e ben organizzata, ed il responsabile deve essere accertato e perseguito.
E di quale aumento esponenziale stiamo parlando, se leggiamo su più fonti che il numero dei capi è lo stesso dell’ anno scorso? Con che metodi poi, ci chiediamo, è stato condotto il censimento?
L’introduzione in un territorio di una specie alloctona che non ha predatori naturali è frutto del dissennato rapporto uomo-natura e sono proprio le sconsiderate attività umane, con la conseguente distruzione degli habitat naturali, che rendono necessari gli interventi di “contenimento” i quali devono quindi essere indirizzati non alla difesa dei colpevoli, ma alla tutela di chi non ha colpe.
E non lo dicono solo gli animalisti, lo dice la legge, l’ormai famosa legge 157 del 1992 che stabilisce che, di norma, per il controllo della fauna selvatica debbano essere impiegati metodi ecologici, cioè non cruenti.
Ma la delibera decreta che i daini della pineta di Classe avranno diritto alla tutela di legge solo se confinati in una piccola area chiusa e limitata, dove si avvierà (non si sa in quali tempi) il controllo della fertilità con immunocontraccezione.
Nelle aree attigue invece sarà messa in atto la caccia di selezione e in alcune zone definite problematiche, come ad esempio vicino alle case e alla ferrovia, saranno contemplate anche le catture, affidate ad Animal Rescue Team Italia e ad Alfa 3000.Dove finiranno questi capi? Perchè questi animali si dovrebbero poter spostare, a differenza di quelli che una privata cittadina vorrebbe accogliere e di cui si vieta l’affidamento?
Morale della favola : in un’ampia zona di territorio, a ridosso di un’area protetta (o che almeno dovrebbe esserlo), si dà il via libera alla caccia, per la grande gioia di chi ancora considera l’uccisione di esseri viventi indifesi uno sport.
Oltre alle considerazioni di carattere etico, che evidentemente non interessano ai dirigenti della Provincia, è tragico e ridicolo pensare di interpretare una legge in maniera diversa da una zona all’altra, nell’arco di pochi chilometri.
Per anni non è stato fatto nulla per poi arrivare, all’italiana, alla dichiarazione di uno stato di “emergenza”, un’emergenza che, in questo caso, in realtà neppure c’è.
I metodi di contenimento alternativi, come sistemi di allarme dissuasori e reti idonee, devono essere ancora sperimentati e attuati e per il vaccino antifecondativo, nonostante sia da un anno che se ne parla, non è stata fatta alcuna richiesta di fondi europei nè di registrazione del farmaco.
Ma mentre la Provincia non si preoccupa minimamente di attuare un piano alternativo, una cittadina si è offerta di ospitare i 67 daini condannati a morte , a proprie spese, nella sua tenuta. La signora Eleonora Schonwald, già assegnataria in passato di animali selvatici, ha presentato tramite il proprio avvocato richiesta formale in tale senso.
Il rifiuto della Provincia è stato motivato dapprima con la mancanza di richiesta formale (ora è stata presentata), poi con la mancanza di autorizzazzioni (ma la signora si è dichiarata più che disponibile ad ottemperare agli obbighi di legge ed è a completa disposizione dell’Ente per adeguamenti o verifiche del suo terreno); infine si è parlato di “inalienabilità dei daini quali patrimonio dello Stato”. Nessuno vuole alienare nulla, in quanto si tratterebbe di un affidamento conservativo e non di vendita.
Dato il persistere di un atteggiamento di assoluta chiusura dell’Ente provinciale, anche l’Associazione C.L.A.M.A. si rivolge direttamente al Ministero dell’Ambiente ed alla Prefettura, perchè il buon senso ed il rispetto di cittadini ed animali prevalgano.
La vicenda dei daini è diventata l’emblema di come la cattiva politica sia incapace di gestire con rispetto ambiente ed animali (affidando grottescamente ad associazioni venatorie il controllo del territorio, o disattendendo le leggi come quelle sulla prevenzione del randagismo, o ancora bloccando leggi come quella sul divieto di detenzione dei cani a catena ).
Per loro e per tutta la fauna selvatica, chiediamo che si ripongano le doppiette e si rispetti la legge, attuando metodi di contenimento non violenti come la maggioranza della popolazione richiede.