Prologo di questo articolo a questo link
Tolstoj sostiene di sì, ma non lo dimostra, per cui esprime un’opinione. Di fatto ci sta dicendo che gli elementi dell’insieme delle famiglie felici sono tutti equivalenti (4) tra loro, ossia uno vale l’altro, per cui potremmo prendere una famiglia felice a caso e promuoverla a “famiglia felice tipica”.
In termini matematici, viene eletta come rappresentante della classe delle famiglie felici: basta quella per rappresentare tutte le altre. La famiglia felice tipica, per le persone della mia generazione, è quella della pubblicità del Mulino Bianco, sottomarca della Barilla nata negli anni Ottanta.
La campagna pubblicitaria fu un successo tale che viene tuttora portata ad esempio nei corsi di laurea di Scienza delle Comunicazioni: i nuovi biscotti erano buoni, confezionati in modo originale ed illustrati addirittura da favolette inventate che ne raccontavano la nascita per far credere che derivassero da una tradizione ancestrale evocando così una serie di immagini archetipiche. Un sapiente rimescolio degli inconsci dei consumatori… compreso il mio.
Per anni fui una consumatrice accanita di tarallucci, galletti e pan di stelle.
Lo spot mostrava una famiglia composta da due genitori giovani e belli e due bambini, altrettanto belli, maschio e femmina sui dieci anni il primo e sui sette-otto la seconda, che felici facevano colazione in una bella casa-mulino immersa in una stupenda campagna.
La rappresentazione urtò immediatamente la sensibilità dei giovani intellettuali dell’epoca, in gran parte propendenti al pensiero di sinistra. Ancora oggi ho trovato in rete qualcuno che la cita con ripugnanza e immagino che così facendo tale ripugnanza verrà tramandata di generazione in generazione.
La famiglia del Mulino Bianco diventerà un archetipo negativo dell’inconscio collettivo dell’umanità futura, come l’Orco o la Matrigna cattiva.
Non ho mai condiviso questo sentire. Sapevo ch’era la rappresentazione d’una famiglia ideale e non mi urtava affatto vedere delle persone colte in un momento di gioia ed armonia, anzi!
Era una visione piacevole e, come ho già detto, gustavo (bovinamente?) i biscotti.
La famiglia del Mulino Bianco, ormai, è diventata l’esempio principe della famiglia falsa. Per contrapposizione la famiglia autentica vede gente che urla e litiga mentre bambini sporchi razzolano nelle stanze in disordine.
Recentemente Barbara Palombelli sfoggiando un soave sorriso a tutto schermo mi ha edotta sul fatto che urla e stoviglie rotte possono essere considerate un “modo di comunicare” di una famiglia, ovviamente “autentica”.
Per me siffatta famiglia è autenticamente disastrata e sull’orlo dello sfacelo ma volete paragonare la bellezza d’un autentico disfacimento contro una falsa costruzione?
Per esempio, dei bei denti consumati dall’età al posto di una dentiera falsa?
Ma torniamo all’incipit di Anna Karenina. Cosa sta dicendo Tolstoj? Sta dicendo che poiché tutte le famiglie felici si assomigliano e quindi sono già note al lettore, lui si appresta a descrivere minuziosamente delle famiglie infelici particolari, che il lettore non conosce (5).
Lo sguardo del lettore, che prima era invogliato a guardare in modo globalizzante, dall’alto, quindi ad astrarre, adesso è portato a focalizzarsi sul particolare, perché è su quel particolare che è fondata l’opera dello scrittore.
La frase, dunque, non ha nulla di filosofico in sé: è una frase “pubblicitaria”, atta ad invogliare il lettore a leggere il libro; promette una lettura interessante, un grande gossip con un certo valore letterario.
L’amo che aggancia il lettore è l’espressione “a modo suo” che evoca immediatamente originalità, eccezionalità, rarità e preziosità. Questo vale per qualunque cosa: tutti i merli maschi si somigliano ma se io racconto del merlo che appollaiato sul pino davanti a casa mia ripete perfettamente un jingle della tv, l’ho fatto diventare eccezionale.
Note:
(4) In termini matematici una relazione d’equivalenza deve godere delle proprietà riflessiva, simmetrica e transitiva. La relazione è la similitudine, e quindi le famiglie felici sono simili tra loro in virtù del fatto che la felicità ha dei segni caratterizzanti .
(5) Così dicendo ne suscita l’interesse. È una forma di captatio benevolentiae dell’Ars oratoria. Gli scrittori usano vari metodi per suscitare interesse e curiosità nel lettore ed invogliarlo a leggere la loro opera.