Le Fiabe dell’Arcobaleno

Le Fiabe dell’Arcobaleno sul Free Life Magazine per festeggiare la nascita dell’Associazione Culturale ‘Nati per Sorridere’.

Ogniqualvolta si verifica una ‘strana coincidenza’  si stenta a credere ciò che capita, a detta di molti, solo ‘per puro caso’ ma, in effetti, sappiamo bene che il caso non esiste e che quelle che noi chiamiamo coincidenze sono solo segni che la via intrapresa deve continuare in un certo modo, indipendentemente da ciò che noi riteniamo giusto o no.

Nasce l’Associazione dei ‘Nati per Sorridere’, di cui il Free Life Magazine sarà l’organo ufficiale di comunicazione e, come tutte le associazioni, ha un suo logo:

natipersorridere 2 500L’arcobaleno campeggia nel logo per significare l’unione tra cielo e terra e per sorreggere l’altalena su cui siede l’uomo che, pur nel continuo moto di avanti-indietro, continua a sorridere.

Quasi simultaneamente, dopo una breve ma intensa conoscenza,  l’arrivo di un nuovo ed importante autore: Pietro Acler che di settimana in settimana, ci delizierà con una sua fiaba per adulti e piccini.

Ebbene, da non credere, una ‘strana coincidenza’  ha unito ancor più sincronicamente la nuova collaborazione: la prima fiaba arrivata è:

IL PIANETA ARCOBALENO

In una galassia distante milioni di anni-luce dalla terra c’era un piccolo pianeta che viveva nella pace e nella serenità: Arcobaleno. Esso godeva di grande fama in tutta la galassia perché tempo addietro, durante una grave carestia che aveva colpito diversi pianeti, i suoi abitanti si erano dati da fare ad aiutare, donando metà del proprio raccolti a quelli che avevano bisogno, mettendo a disposizione tutte le navicelle spaziali per il trasporto dei beni necessari.  Era il pianeta più generoso della galassia e forse, chissà, anche dell’intero universo.

La fama della sua generosità si era sparsa oltre i confini più remoti, tanto da accattivargli la simpatia di un potente mago il quale, sorpreso e ammirato, aveva fatto in modo che tutti potessero notare quel piccolo e generoso pianeta. Con la forza del pensiero e agitando energicamente le mani, dalla sua lontana galassia il mago aveva mandato delle onde colorate verso il piccolo pianeta le quali, infrangendosi su di esso, lo avevano riempito di colori: in un batter d’occhio Arcobaleno era diventato  il pianeta più bello e colorato della galassia.

Chiunque aveva la fortuna di passarvi accanto non poteva fare a meno di fermarsi per ammirare i suoi boschi verdi, i mari azzurri, la neve candida e soprattutto il sorriso dei suoi abitanti: un popolo sicuramente tra i più felici.

Ma non erano solo stima e ammirazione i sentimenti che Arcobaleno suscitava nei vicini: purtroppo c’era anche l’invidia. E nei pressi, a non più di 200 anni luce, orbitava un pianeta che aveva un sole tutto per sé: il pianeta Egois. Non esistevano infatti altri pianeti attorno a quel sole. Era bello e comodo avere un sole senza doverlo spartire con altri.   Ma da qualche anno Egois, abituato a primeggiare ovunque a causa della sua bellezza, si stava accorgendo di non essere più al centro dell’attenzione, di non essere più il primo, il più bello, perché le persone erano intente ad ammirare Arcobaleno.

Il re di Egois, dopo aver parlato con suo popolo, decise di inviare cinquanta navicelle corazzate, con sistema gravitazionale a risucchio, per rubare il sole a quei piccoli pianeti che nulla avrebbero potuto contro tanta potenza. Successe così che, mentre Arcobaleno,  con tutto il suo sistema solare, era rimasto senza sole, Egois ne aveva addirittura due che erano stati piazzati uno da una parte e uno dall’altra, così da avere in qualsiasi ora un sole a disposizione: giorno e notte.

Arcobaleno perse improvvisamente la brillantezza dei suoi colori e gran parte della sua bellezza, quella esteriore, mentre Egois tornò ad essere l’unica grande attrazione della galassia, rimanendo praticamente invisibile agli occhio dei pù.

Vista la gravità della situazione, su Arcobaleno si riunì immediatamente il Consiglio planetario per cercare di trovare una soluzione in estremo:

Come vi sarete accorti – Disse il primo ministro Iride, gridando in mezzo al tumulto generale – ci hanno rubato il sole.

Già! Il sole – disse uno dei consiglieri più agitati – E noi cosa facciamo? Restiamo qui con le mani in mano? Quali decisioni sono state prese?

Moriremo – Disse un altro -, senza sole non abbiamo che pochi giorni di vita.

Iride dovette faticare non poco per riportare la calma nell’aula dei consiglieri, tutti pieni di paura per il grave pericolo che stava minacciando l’intero sistema solare.

Quando tutti fecero silenzio, Iride riprese la parola:

Amici cari, ascoltate! Ho riflettuto molto sul problema e mi sembra di aver trovato una soluzione. Prima di tutto, però, dobbiamo metterci d’accordo con gli altri quattro pianeti e cercare di fare le cose insieme.

E’ vero – Risposero dall’assemblea. – Ma cosa si potrebbe fare insieme?

La mia idea è questa: fare una grande azione di recupero di energia: prendiamo tutto quello che abbiamo di energetico, tutti i nostri fuochi, piccolo o grandi, e tutto ciò che serve a far fuoco e calore: fiammiferi, altiforni, caldaie, fornelli accesi, lampade a gas, petrolio, legname, ecc. Poi buttiamo tutte questo cose al centro del nostro sistema solare, là dove stava il nostro sole, e avremo di nuovo un piccolo sole.

La proposta di Iride fu subito accettata. E, dopo qualche ora, una navicella si staccò da Arcobaleno per andare a parlare con gli altri pianeti.

Purtroppo già sul primo pianeta incontrarono delle difficoltà:

E’ vero – Disse il re di quel pianeta -, la situazione è grave. Ma la vostra soluzione non ci pare abbastanza valida: non riusciremo mai ad avere un sole, neanche se mettessimo assieme tutte le nostre cose capaci di generare luce e calore.

Ma se non facciamo così, moriremo tutti di freddo – Disse Iride.

Il pianeta Arcobaleno 700

Non è detto – Replicò il re -; noi, nel nostro pianeta abbiamo delle riserve. Cercheremo di risparmiare e … chissà che un giorno non passi di qui qualche stella e accolga il nostro pianeta in un orbita, tra i suoi.

Ma noi – Disse sgomento Iride – come faremo? Non abbiamo, da soli, tante riserve come voi e come gli altri pianeti del nostro sistema, da poter resistere per tanto tempo. Vi supplico, aiutateci!

Lo faremmo molto volentieri ma, cercate di capire, non servirebbe né a noi né a voi, perché il sole che voi volete costruire si spegnerebbe in pochi mesi e moriremmo tutti. In questo modo, almeno, potrà salvarsi qualcuno.

Ma allora, accoglieteci sul vostro pianeta. Dateci ospitalità fino a che non passerà una stella.

Purtroppo, non è possibile: se vi accogliessimo sul nostro pianeta saremmo in troppi e consumeremmo troppo presto l’energia che abbiamo. Mi dispiace, ma proprio non possiamo aiutarvi. E’ meglio lasciare ciascuno al proprio destino e chi sarà fortunato si salverà, ammesso che qualcuno si salvi.

Non c’era niente da fare: la paura aveva indurito i cuori degli abitanti dei cinque pianeti da sempre amici. Ora, di fronte al pericolo, ognuno pensava a salvare la propria pelle.

Senza successo, la navicella fece ritorno su Arcobaleno.

Iride, preoccupatissimo, convocò di nuovo i suoi consiglieri.

Il nervosismo era cresciuto. Nessuno osava ormai sperare in qualche cosa che potesse salvare il piccolo e generoso pianeta Arcobaleno.

Iride prese la parola e disse:

Come ormai tutti saprete, la proposta che abbiamo fatto agli altri pianeti è stata bocciata. Tocca a noi ora la grande responsabilità di fare qualcosa per salvar i nostro popolo e anche quello degli altri pianeti i quali, nella loro incoscienza, credono di riuscire a salvarsi da soli.

Ma quale responsabilità? Ma quale popolo? Siamo spacciati, questa è la verità – Gridarono dalla sala. – E’ inutile stare qui a discutere per niente: non c’è soluzione.

Un momento, un momento, calma signori, calma! – disse il consigliere Baldesar, uno dei più vecchi e saggi del pianeta. – Non perdiamo la testa, forse una speranza c’è.

Nella sala, fino a poco prima tumultuosa, si fece un grande silenzio e tutti si misero ad ascoltare Baldesar:

Siamo qui in rappresentanza di un popolo che ha sempre lavorato per sé e per gli altri, donando il necessario a chi non l’aveva e per questo la sua fama si è diffusa in tutta la galassia. Ora, non possiamo rovinare tutto lasciandoci prendere dal panico, anche se attraversiamo un momento difficile.

Io dico: se gli altri pianeti non vogliono collaborare, sono liberi: nessuno li può costringere. Ma non dobbiamo scoraggiarci! Anche se nessuno vuole aiutarci, costruiamolo noi il piccolo sole! Sacrifichiamo ogni cosa che possa servire a scaldare e a illuminare e buttiamola in mezzo al nostro sistema solare. Non dobbiamo avere paura di lasciare le nostre cose; pensiamo piuttosto che questo è l’unico vero mezzo per salvarci ..

Baldesar non fece nemmeno il tempo di terminare  che subito era ripreso il tumulto nell’assemblea: si discuteva, si parlava. C’era chi diceva che non sarebbe servito a niente, chi sosteneva che bisognava insistere di più  per farsi aiutare dagli altri pianeti; altri invece erano d’accordo sulla “proposta Baldesar”.

Dopo tre giorni di ininterrotto dibattito, si arrivò infine alla grande decisione:

Costruiremo il piccolo sole – Dissero – sarà piccolo, ma sarà fatto da noi e servirà anche agli altri pianeti, per cui avrà un valore doppio.

Passarono alcuni giorni.

E’ un bel rischio – Disse un ministro a Iride, mentre passeggiavano per le vie della capitale, ormai quasi buia, appena appena illuminata dal nuovo piccolo sole che era stato gettato nello spazio, frutto del risparmio energetico di tutta la popolazione di Arcobaleno.

Certo, è un rischio – Rispose Iride; – nessuno degli abitanti ha più un fornelletto o un fiammifero. Abbiamo solo quel piccolo sole che non servirà a scaldarci abbastanza e non sappiamo nemmeno quanto durerà. Non ci resta che sperare.

Sperare in cosa?

E’ difficile risponderti. Non lo so neanch’io. Ma c’è qualcosa di strano nell’aria, un qualcosa che mi dice che … non può finire così!

Passarono altri quattro giorni; quattro giorni terribili di buio, di solitudine, di tristezza, soprattutto di freddo e di stenti. Ogni tanto, Iride usciva dal palazzo per fare una passeggiata in città, ma per le vie del centro sentiva continuamente gente tossire, bambini piangere, animali lamentarsi. Chi possedeva due coperte era tra i più fortunati.

In una delle sue passeggiate, Iride si spinse oltre la collina che stava vicino alla città. Ad un certo punto sentì un rumore molto forte. Si girò e … quale non fu la sua meraviglia al vedere un “coso” un “coso” verde!

“Ma che cos’è? – Pensò mentre si avvicinava incuriosito al “coso” -, sembrerebbe quasi una curiosa navicella spaziale! Ma chi può essere tanto pazzo da venire in questo pianeta ora così buio e freddo?”.

Il Pianeta Arcobaleno_omino verde 300Ehi, ma qui non si vede proprio niente! Non avete luci in questo pianeta? E che freddo che fa – Disse un omino scendendo dalla navicella avvistata da Iride.

E tu chi sei? – Chiese Iride.

Mi chiamo Turchino e vengo da un pianeta molto lontano. Sono caduto qui per caso. Infatti, non mi ero accorto del pianeta perché è buio e a momenti ci sbattevo contro: se non fossi stato pronto a frenare …  Ma cosa succede? Perché è così buio e freddo?

Iride raccontò a Turchino  quanto era accaduto. Quindi, terminando, disse:

… e così adesso siamo qui al buio e al freddo, mentre il nostro piccolo sole artificiale diventa ogni giorno sempre più debole.

Turchino quasi non riusciva a credere a tutta quella storia, o meglio, non ci avrebbe certamente creduto se non avesse visto di persona.

Ma ditemi, come si chiama il vostro pianeta?

Si chiama Arcobaleno.

Arcobaleno? Ma allora è il pianeta che un giorno diventerà …

Diventerà cosa?

Scusa, ma non posso dirtelo. Sarà una bellissima storia.

Una storia bellissima? Ma stai scherzando o mi stai prendendo in giro? Stiamo morendo di fame e di freddo. Come puoi dire una cosa simile? Ormai, temo che non ci sarà nessuna storia!

Vedi, si tratta di una leggenda che si racconta sul mio pianeta. Però nessuno pensa che sia una storia vera. Neanch’io ci credevo, fino a poco fa, quando per caso sono atterrato. Devi sapere che sul mio pianeta il tempo è molto più avanti del vostro, per cui noi possiamo sapere già quello che succederà a voi.

Ma allora sapete anche come andrà a finire?

Certo, ma non posso dirtelo, altrimenti lo spazio e il tempo verrebbero deformati, perché vi comportereste in base ad informazioni che vengono dal vostro futuro, il che è assurdo. Tutto ciò che è assurdo non ha posto nell’universo.
Una cosa è certa, e questo te lo posso dire: sta per succedere qualcosa di grande.

Ma perché?… Non capisco! … Cosa accadrà?

Te l’ho detto, non posso pronunciarmi. Ma … dimmi tu piuttosto: quando prevedi che il tuo sole si spegnerà completamente?

I nostri esperti hanno detto fra circa un mese e mezzo.

Bene! Vorrei chiederti una cosa, allora.

Dì pure!

Noi, gli abitanti del nostro sistema, vorremmo realizzare, col vostro consenso, un’operazione di trasferimento: per mezzo di una “stazione energetica transfer” vorremmo portare qui i pianeti del nostro sistema solare e inserirli, in orbita, fra i vostri.

Ma perché? Moriranno tutti di freddo e di stenti.

Non importa ciò che succederà, tu non puoi capire. Ma voglio che i miei pianeti siano qui quando avverrà, perché a pochi sarà dato di vedere un simile spettacolo. Quindi, se li trasferissimo qui, li accettereste nel vostro sistema solare?

Certamente, ma …

Turchino non volle più sentire niente e, ringraziando, felice si allontanò, salì sulla sua navicella e partì.

Iride rimase solo, a pensare. Ma non riusciva a capire, era tutto così strano … Tuttavia, si accorse ben presto che Turchino  non aveva detto bugie: meno di una settimana dopo, alzando gli occhi al cielo, vide che si stava riempiendo di nuovi pianeti che, silenziosi, arrivarono a decine, centinaia.

Ormai il cielo era coperto di pianeti. Pianeti, pianeti e ancora pianeti … E tutto ciò intorno a quel piccolo sole che non si poteva più nemmeno definire tale: era ormai simile a un  moccolo di candela che sta per spegnersi.  A iride tutto ciò risultava sempre più assurdo.

E venne alla fine il giorno predestinato, il giorno in cui, secondo gli esperti, il sole avrebbe dovuto spegnersi completamente. Iride, e con lui gli abitanti di Arcobaleno, uscì di casa. C’era chi andava sulla terrazza, chi sulle torri, chi sui poggioli, chi sui monti, per dare l’addio piccolo sole.

Infine, il sole si spense. E fu il buio e il silenzio.

Nessuno trovava più la forza neppure per piangere.

Mentre Iride si sedeva sfinito, in attesa della fine imminente, credette per un attimo di avere unIl Pianeta Arcobaleno_sole 450 abbaglio; non era però un abbaglio: lassù, in cima al monte, qualcosa veramente riluceva!

C’era una specie di tenue luccichio.

“Cosa sarà?”, pensò. Prese il cannocchiale e guardò: era la punta di un abete che sembrava quasi illuminata.  “Ma illuminata da cosa?” si chiese. Poi, piano piano, quella luce scese lungo tutta la pianta fino ad invaderla completamente: l’abete era diventato di luce!

Poi, Iride si girò e d’improvviso vide l’antenna di una casa di fronte a lui diventare pure essa luminosa, e poi un’altra lì vicina. Quindi, divenne luminoso un tetto, infine tutta una casa.

Iride sentiva che stava succedendo qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.

Ad un certo punto, sentì la voce di un bambino: “Mamma, mamma guarda…”

Iride si trovò insieme a tanta gente incuriosita, a fissare le mani del bambino che diventavano luminose, quasi fosforescenti e, dopo un po’ anche quelle di un’altra persona.

In poco tempo, case, alberi, animali e uomini divennero luminosi, divennero di luce, divennero LUCE.

Il pianeta Arcobaleno si trasformò in un sole luminoso e caldo e, insieme al pianeta, anche i suoi abitanti divennero luminosi e caldi. Anche loro adesso erano “Sole”.

Finalmente Iride capì gli strani discorsi di Turchino: il suo pianeta, fino a poco tempo prima oscuro e freddo, era diventato luce e calore non solo per se stesso, ma anche per migliaia e migliaia di altri pianeti che Irtide aveva portato da lontano.

Era una meraviglia! Il pianeta Arcobaleno, adesso, era cento volte più bello di prima: la sua luce colorata si irradiava nello spazio per perdersi oltre i confini del’universo.

E se anche voi avrete la fortuna, alzando lo sguardo verso il cielo, magari di notte, di vedere qualche striscia incandescente e colorata, pensate ad Arcobaleno e …, non ve l’assicuro, ma quella potrebbe essere una scia della sua luce arrivata fino a noi.

Pietro Acler

Visita la pagina Facebook di Pietro

facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinby feather
facebooktwittergoogle_pluslinkedinrssyoutubeby feather

One Comment

on “Le Fiabe dell’Arcobaleno
One Comment on “Le Fiabe dell’Arcobaleno

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *