Nell’articolo:
IL RIFUGIO DEGLI ASINELLI: IL POSTO DOVE IMPARARE CHE FARSI DARE DELL’ASINO È UN COMPLIMENTO!
abbiamo già descritto il meritevole compito che il rifugio si è assunto nell’accudire gli animali sequestrati a Colleferro vicino a Roma. Di questi giorni la notizia che, finalmente, la giustizia ha fatto il suo corso e gli animali sequestrati non dovranno più tornare in quelle condizioni di estremo disagio da cui sono stati salvati.
Ecco per Voi il comunicato stampa:
MAI PIÙ COLLEFERRO! Firmato l’accordo di cessione di tutti gli animali sequestrati Obi Wan, il bardotto con danni neurologici; Habiba e il figlio Syd; Carmela, Giuliano e tutti gli altri. L’avevamo promesso ai sostenitori della Fondazione Il Rifugio degli Asinelli ONLUS e soprattutto l’avevamo promesso a loro, agli asini, ai muli, ai bardotti e ai cavalli coinvolti nel più grande caso di sequestro di equini mai avvenuto in Italia: nessuno di loro tornerà più a Colleferro, il territorio fra Roma e Frosinone salito alla cronaca come teatro degli orrori per centinaia di animali, abbandonati a se stessi e lasciati morire di stenti. Il legale del Rifugio degli Asinelli, avvocato Gianpaolo Di Pietto, ha confermato la notizia che tutti aspettavamo: è stato firmato poco fa l’accordo con cui viene definitivamente ceduta la proprietà degli oltre 200 animali coinvolti nel “Sequestro Colleferro” e dei puledri nati dalle asine e dalle cavalle gravide al momento del recupero. Dopo il sequestro giudiziario, per tutti loro si aprono le porte dell’adozione definitiva da parte di chi se n’è preso cura in questo tempo.
Un caso lungo e complesso, quello del “Sequestro Colleferro”, iniziato quasi tre anni fa e il cui esito è rimasto a lungo incerto, tra speranza e timore: nonostante le testimonianze e le prove raccolte, infatti, la denuncia portata avanti dal Nuclei Antisofisticazione e Sanità (N.A.S.) dei Carabinieri e della Task Force del Ministero della Salute rischiava di arenarsi in un nulla di fatto, a causa dell’età avanzata dell’imputato, ultra ottantenne, e della richiesta di infermità mentale, che non l’avrebbe reso imputabile, vanificando, di fatto, il processo.
Per evitare questo rischio, che avrebbe significato far tornare centinaia di animali nella stessa condizione in cui avevano faticosamente scampato la morte, la Fondazione Il Rifugio degli Asinelli ONLUS aveva dato mandato all’avvocato Di Pietto di procedere parallelamente con un’altra causa, rivolta, questa volta, a parenti ed eredi dell’imputato: in accordo con la legge italiana, infatti, in caso di danni e crimini da parte di una persona incapace di intendere e di volere è possibile rivalersi sui congiunti, in quanto tenuti legalmente a sorvegliarla. Una mossa che si è rivelata vincente e che ha convinto l’imputato a cedere la proprietà di tutti gli animali coinvolti.
“Tutti noi ci auguravamo di vedere i responsabili incriminati per maltrattamenti, anche per fare giurisprudenza per futuri casi analoghi” dichiara la responsabile del Rifugio degli Asinelli Barbara Massa. “Ma, considerato come poteva andare la causa, vista l’età della persona incriminata e la richiesta di infermità mentale, siamo soddisfatti che almeno il risultato sia stato nell’ottica del benessere degli animali coinvolti. Quello che più conta è che a oltre duecento animali sia stata assicurata una vita felice e serena”
Le operazioni del “Sequestro Colleferro” erano avvenute in sei fasi distinte: la prima, nel gennaio 2013, aveva fatto seguito alla denuncia mediatica di “Striscia la Notizia”, arrivata dopo anni di segnalazioni da parte di privati cittadini, e aveva visto la partecipazione congiunta della task force del Ministero della Salute, dei NAS, del Corpo Forestale, della Polizia di Stato e delle associazioni. In prima fila c’è sempre stato il Rifugio degli Asinelli ONLUS, insieme a IHP Italian Horse Protection: innumerevoli i viaggi dei volontari e dei veterinari dal Piemonte e dalla Toscana, sede dei due enti. Coinvolte anche ENPA e Legambiente.
Erano seguite altre cinque fasi (la sesta e ultima a un anno esatto dall’inizio delle operazioni, nel gennaio 2014), sviluppate su centinaia di ettari tra i comuni di Colleferro, Segni, Valmontone, Gavignano e Paliano: interventi resi complicati dalla carenza di persone e strutture, dall’emergenza continua, dalle condizioni psico-fisiche degli animali, e in nessun modo finanziati da Istituzioni, Autorità locali e Procure, ma resi possibili esclusivamente dall’impegno delle associazioni e dalla generosità di privati cittadini, che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere gli animali sotto sequestro e le cui donazioni hanno reso possibile la copertura delle enormi spese per cibo, cure veterinarie, cliniche, trasporti, personale di custodia, indennizzo al proprietario di una delle due strutture in cui erano stati sistemati provvisoriamente gli animali.
Il solo Rifugio degli Asinelli si è preso direttamente cura di 52 asini, muli e bardotti: 30 adulti (di cui 2 deceduti dopo il recupero) e 9 puledri nel centro di Sala Biellese, 8 adulti e 2 puledri nella sede distaccata in Abruzzo, nata proprio per fronteggiare l’ingresso di un numero così elevato di animali sequestrati, e altri 3 asini adulti in arrivo a breve.
“E proprio in considerazione dell’impegno e del numero di esseri viventi coinvolti, il mio personale ed immenso grazie va al mio staff per il duro lavoro in cui siamo stati catapultati tre anni fa: ognuno ha dato il suo contributo inestimabile per ridare vita e dignità agli asini, ai muli e ai bardotti che abbiamo salvato e per curare le loro ferite, fisiche e mentali” ribadisce Barbara Massa. “E un grazie altrettanto grande a tutti i supporter che ci hanno accompagnato in questa avventura con il loro sostegno: email di incoraggiamento, richiesta di notizie, offerte di disponibilità ad accogliere gli animali coinvolti, condivisioni di notizie, donazioni. Senza tutte queste meravigliose persone, la vittoria e una nuova vita per centinaia di animali non sarebbero state possibili”.