Le vacche e gli attaccamenti
Un giorno il Buddha sedeva nel bosco con trenta o quaranta monaci. Avevano fatto insieme un ottimo pranzo e stavano in buona compagnia l’uno dell’altro, quando sopraggiunse un contadino molto triste, che chiese al Buddha e ai monaci se avessero visto passare le sue vacche.
Il Buddha rispose di no.
Allora il contadino disse:
«Monaci, sono così depresso. Avevo dodici vacche e non riesco a capire perché siano fuggite. Avevo anche una piantagione di sesamo di alcuni acri, ma gli insetti l’hanno interamente divorata. Sono tanto infelice che vorrei morire».
Il Buddha disse:
«Amico mio, non abbiamo visto alcuna vacca passare di qui. Forse devi cercarle nell’altra direzione».
Il contadino ringraziò e scappò via, mentre il Buddha si rivolgeva ai monaci:
«Amici miei, siete le persone più felici del mondo, perché non avete vacche da perdere. Se aveste vacche da allevare sareste indaffaratissimi. Perciò per essere felici, dovete imparare l’arte di lasciar andare le vacche. Lasciatele andare ad una ad una. All’inizio credevate che queste vacche fossero necessarie per essere felici, ma adesso vi rendete conto che non sono affatto essenziali per la vostra felicità, ma che, al contrario, costituiscono un ostacolo. Perciò vi siete decisi a lasciarle andare».
Considerazioni personali:
Le vacche della parabola rappresentano tutti i nostri attaccamenti.
E gli attaccamenti producono dipendenza.
La dipendenza a sua volta produce dolore e sofferenza.
Un Saggio disse:” Tutto ciò che possiedi alla fine ti possiede…”
Quindi mai parole furono più vere di quelle pronunciate da M.me Blavatsky:
“Siate in questo mondo ma non di questo mondo”
Anche Gesù lo diceva più di 2000 anni fa:
“Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?”
Inoltre, gli attaccamenti incatenano la mente alle cose possedute. Continui pensieri dedicati alla possibilità di una qualsiasi perdita, inducono l’essere umano in una sorta di schiavitù che, a sua volta, alimenta le paure.
In effetti, ogni paura è legata ad una possibile perdita, di qualunque genere essa sia.
Vivere in questo modo alla fine porterà la malattia.
Quindi, come diceva giustamente il Signore Buddha, per essere felici bisogna imparare l’arte di lasciar andare gli attaccamenti.
Meno attaccamenti, più serenità.
Per aiutarci in questo dobbiamo consapevolizzare la vacuità e l’illusorietà delle cose. La loro caducità. Scopriremo alla fine che non ne valeva la pena attaccarsi a certe cose…
Un abbraccio di Luce e Buon fine settimana per tutti
Giuseppe Bufalo
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