Sabato 10 giugno 2017, alle 21,30 a Rocca Canavese, la Compagnia Teatrale ‘Lo Zodiaco’ di Caluso porterà in scena, in collaborazione col Circolo Pannunzio di Torino, lo spettacolo ‘Donna, mistero senza fine bello’ liberamente tratto dalle poetiche di Guido Gozzano.
Lo spettacolo verrà realizzato nella Chiesa di Santa Croce, l’antica cappella dedicata a San Giovanni Battista risale all’XI e XII secolo, contiene alcuni affreschi tardo gotici di particolare interesse e che si è salvata solo grazie all’azione determinata di alcune persone amanti della cultura e della storia, che l’hanno difesa strenuamente a fronte di un progetto di abbattimento per far posto ad un parcheggio.
Chiediamo a Simona Salvetti di raccontarci come nasce questo spettacolo:
«Il titolo dello spettacolo trae origine da un verso de ‘La Signorina Felicita’. Questo spettacolo nasce nel 1983 in occasione del centenario dalla nascita del Poeta con il titolo ‘Le rose che non colsi’. E l’abbiamo sempre tenuto come ‘fiore all’occhiello’. In seguito, è stato rielaborato dalla nostra regista, Annalisa Baratto ed è stato ampliato e modificato. Comprensibile il fatto che, visti i tanti anni passati, sono cambiati anche gli attori. Questa rielaborazione, con il nuovo titolo Donna, mistero senza fine bello, attraverso le liriche del Gozzano, descrive tutte le donne che lui ha amato e cantato nelle sue poesie.»
Chi ha l’onere di interpretare Gozzano?
«Abbiamo due attori in scena: Gozzano giovane è interpretato da Federico Bellia mentre il ruolo del poeta in età più matura è affidato a Luca Barbieri. Lo spettacolo è condotto dalla Mamma del Gozzano, interpretata da Francesca Siragusa, in compagnia dell’amica Deodata. Le poesie vengono declamate del Prof. Giovanni Moretti, voce recitante che accompagna e sottolinea, insieme alle musiche, le varie azioni sceniche che prevedono poco parlato.»
C’è qualche scena cui sei legata particolarmente?
«Una ricerca che ho fatto mi messo a conoscenza di un fatto molto significativo: il Gozzano camminava per le colline torinesi ed è stato attratto dalla bella voce di una popolana che, seduta sull’uscio di una casa agricola, cantava allegramente la storia della Béla Carulin_a.
Il Poesta si è avvicinato ed ha chiesto le parole della canzone e poi ne ha scritto una poesia, dedicata a Carolina di Savoia, partita diciassettenne da Torino per andare sposa al Principe di Sassonia e morta dopo pochi mesi. Questa poesia mi ha colpita perché termina dicendo: … Oggi rivive. Il popolo che l’adorava tanto la canta. E non è morto chi rivive nel canto!’ »
E Simona che ruolo avrà?
«Io interpreto la figura decadentissima di Cocotte che si spoglia degli ultimi trent’anni della sua vita!»
Francesca Siragusa, oltre ad interpretare la Mamma del Poeta, è anche l’autrice dei testi di collegamento tra le varie parti dello spettacolo e della sceneggiatura di Donna, mistero senza fine bello, e lo descrive così:
«”Gozzano Guido: Torino 1883-1916. Poeta Crepuscolare.” Così il critico Borgese nel 1910 definì quei lirici che cantano la torbida malinconia di non aver nulla da fare e nulla da dire.”
Ma c’è un equivoco: il critico non si riferiva a Lui, non lo nomina in quel gruppo e, anzi, gli riconosce uno stile di fluida chiarezza e ravvisa nelle sue poesie “un insolente irruzione di prosa nella materia evanescente del poema in genere.” Ma tant’è, l’etichetta è rimasta appiccicata al Nostro con una sfumatura spregiativa.
Sarà bene allora rileggerlo con attenzione, godere la distesa felicità dei paesaggi descritti con tocchi brevi e incisivi – Torino, il Canavese – l’incantato arazzo di Paolo e Virginia, la poesia della natura. Noi lettori riconosciamo subito la sua ‘piemontesità’, qualità indefinibile ma non astratta, mista di senso della misura – esageruma nen – di un solido legame con la realtà, del gusto per le piccole cose e per l’essere appagato di orizzonti ben delimitati.
La dimensione del Gozzano è nel tono discorsivo, nel saper narrare, con felice colloquio tra poesia e prosa. C’è un uso magistrale della tecnica, con quei settenari accoppiati con rima interna difficilissimi da comporre che in Lui scorrono con apparente naturalezza, in realtà frutto di una attentissima limatura.
E ancora: Egli ci ha lasciato belle figure di donne autentiche, vive ma trasecolate in pura lirica. A queste donne dedichiamo il nostro spettacolo, in un emozionante viaggio guidato dalla magia del suo linguaggio poetico.»
Donna, mistero senza fine bello
Sabato 10 giugno 2017 – ore 21,30
Rocca Canavese – Chiesa di Santa Croce