Robin Williams, nel film “L’attimo fuggente” esorta i ragazzi a “rendere straordinaria la loro vita”; spiega il ‘Carpe Diem’ delle Odi di Orazio che tutti conosciamo e che, purtroppo, molte volte scordiamo di mettere in atto. La frase intera è ancora più significativa in quanto esorta a cogliere il giorno senza confidare troppo nel domani; già, quel domani fatto di sogni, promesse e avvenimenti che nella nostra mente sono già realizzati ma che, in effetti, potrebbero anche non avverarsi e così, senza neppure accorgercene, spendiamo il nostro oggi senza viverlo fino in fondo per ciò che c’è persi nell’inseguimento di ciò che forse sarà.
Robin Williams è morto ieri e non potrà più cogliere quell’attimo fuggente che è il presente. Come il suo stesso personaggio afferma, “ognuno di noi è cibo per i vermi… un giorno, smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà.” ed a colpire profondamente non è solo la sua morte che, come lui stesso afferma, è conseguenza naturale dell’essere vivi, ma è, soprattutto, il dubbio che si sia suicidato.
Solo l’autopsia chiarirà come sia realmente avvenuto il decesso e, quindi, occorre aspettare ma non si riesce a non pensare che, se fosse realmente suicidio, sarebbe una morte decisamente più triste.
A migliaia di chilometri di distanza, vivendo in mondi completamente diversi, non riusciamo proprio a comprendere fino in fondo la realtà delle persone al di là del loro personaggio e dei personaggi che interpretano. ed è così che ci facciamo l’idea di un Robin che diventa l’insieme delle doti migliori dei tanti magnifici personaggi che ha interpretato.
Dimentichiamo che Robin Williams è un uomo reale, con i suoi grandi talenti ma anche con tutto ciò che una persona si porta dentro dai dubbi, alle paure, alle gioie ed ai dolori e, soprattutto, i suoi pensieri profondi.
Partendo dal presupposto che per riuscire a far ridere occorre saper piangere, oggi pensiamo a Lui come ad un uomo che, per poter interpretare in modo tanto magistrale i suoi personaggi, ha dovuto immedesimarsi fin nel profondo, andando a toccare il cielo o il fondo dell’animo umano e della vita.
Questa è la peculiarità dei grandi interpreti: comprendere e vivere gli stati d’animo dei loro personaggi per poi poterli esprimere condividendoli con il pubblico. Se i personaggi da interpretare sono basati su una profondità di pensiero al di fuori del comune, l’attore geniale riesce a comprendere, proprio in senso letterale (prendere dentro di sé), addentrandosi sempre più nei grandi interrogativi dell’esistenza umana che, ahimè, difficilmente troveranno risposte certe.
Vorrei pensare a Robin Williams come ad un uomo particolare che si è trovato a vivere in un mondo forse a lui alieno e che, pur cercando di adattarvisi, ha mantenuto il suo essere ‘diverso’ come capita a tutti i geni. Voglio pensare a lui mentre cerca di “cogliere il giorno” e di vivere la sua vita al meglio. Voglio pensare alla sua grande sensibilità che gli ha permesso di comprendere il messaggio di Patch Adams e di farcelo conoscere in tutta la sua dolcezza.
Anche nelle notizie collegate alla sua morte si ricordano i suoi problemi con l’alcol e la sua forte depressione forse sintomo di quel “male di vivere” che coglie gli animi più nobili e geniali del mondo degli uomini. quando si ritrovano, giorno dopo giorno, a dover vivere in un mondo troppo piccolo e meschino per poter essere sopportato.
Un pensiero caldo e fraterno di accompagnamento per Robin Williams, per la sua Essenza che ha iniziato ieri un nuovo viaggio in un mondo che, molto probabilmente, sarà migliore.