Salviamo gli agnelli… e non solo loro e non solo per Pasqua!
Già, ‘Salviamo gli agnelli’, siamo in tanti a dirlo ma, purtroppo, ancora troppo pochi a farlo!
Non metterò foto orribili di scene cruente che sembrano finzione cinematografica ma che, ahimè, sono verissime.
Non urlerò e non inveirò contro chi continua a perseguire tradizioni stolte ed incivili che non dovrebbero più esistere in un mondo che ama definirsi ‘evoluto’.
Non farò appello alla dignità di chi pensa di essere ‘progredito’ solo perché si sente dio in terra.
Mi limiterò a fare una domanda: Voi che vi deliziate nel mangiare carne di cuccioli seviziati ed uccisi sareste pronti ad allevare un piccolo esserino in casa vostra per poi sgozzarlo davanti agli occhi increduli ed imploranti pietà dei vostri figli?
Questa foto mi è stata mandata da Giuseppe Bufalo, l’amico che ogni settimana ci racconta le ‘storielle zen del sabato’. Non sapeva che avevo in programma di scrivere questo articolo ma, come spesso capita tra amici, la sincronicità di intenti si è resa evidente con l’arrivo della sua mail.
Come dicevo, siamo in tanti a non sopportare più ciò che si cela dietro questa ‘tradizione’ troglodita e assurda. L’allevamento intensivo e l’uccisione con metodi da lager di agnelli e capretti è, nel piccolo, l’esatta concretizzazione di ciò che, su scala mondiale, sta capitando in varie parti del mondo nella quasi indifferenza generalizzata.
Il non rispetto della vita, in tutte le sue forme, la dice lunga su quanta strada rimanga ancora da fare affinché si possa definire con la parola ‘civilizzato’ l’essere umano.
Ognuno di noi, quindi, deve fare la sua parte per far sì che le future generazioni possano vivere in un mondo più sano ed armonico, nel pieno rispetto di loro stessi, di ciò che li circonda e del pianeta su cui vivono.
Quando farete la spesa ricordate: ‘Salviamo gli agnelli’
Con l’augurio di una Buona Pasqua vi saluto con parole ben più importanti delle mie!
A PASQUA NON MANGIATE AGNELLI E CAPRETTI
Tra le comunità Cristiane più antiche, l’agnello era rappresentato sulle spalle del pastore e simboleggiava l’anima salvata da Cristo.
La sua uccisione per Pasqua non ha alcun fondamento nella tradizione cristiana, semmai ha radici nel Vecchio Testamento.
E’ un rito cruento, in forte contraddizione col concetto di Resurrezione, che porta con sé il rinnovamento della Fede e della Speranza.
E’ un rito non necessario in una società, la nostra, già impregnata di violenza e di morte, che serve soltanto a soddisfare gli interessi dell’industria alimentare.
PAPA FRANCESCO