Prendo spunto da immagini appena trasmessa in TV sul Palio di Asti che si svolgerà oggi per chiedere cortesemente a chi decide quali immagini si possono trasmettere di impuntarsi rigorosamente impedendo la messa in onda di servizi che possano urtare la sensibilità di chi guarda, grandi o piccini che siano.
Le immagini cui mi riferisco sono quelle di una morte in diretta avvenuta nella edizione passata del Palio quando per l’incapacità e l’inadeguatezza di un fantino che non ha saputo comprendere il pericolo, il cavallo che stava montando è inciampato sul canapo ed è morto rompendosi il collo.
E’ stato ‘un incidente’… forse! Ma come si fa a spronare alla partenza alla grande un cavallo prima che il canapo sia a terra? La voglia di vincere è così predominante da far dimenticare un minimo di prudenza? Tutti i giornali ne hanno scritto (se volete potete leggere uno dei tanti articoli a questo link) e molto se ne è parlato ma poi? Alla fine cos’è cambiato? Assolutamente nulla infatti, lo stesso fantino, pur avendo subito una squalifica di dieci anni dal Palio di Asti, ha potuto partecipare al Palio di Siena, sia il due luglio sia in quello dell’Assunta del 16 agosto (vedi link)
Non sono contraria al Palio di Asti o a quello di Siena, sono contraria all’imbecillità e molto contrariata dal fatto che non ci siano regole più ferree sulla preparazione dei fantini che dovrebbero, e non solo per questioni di valore monetario, avere più a cuore la sorte dei cavalli che conducono. Come noi dobbiamo fare un esame per avere la patente di guida, ci dovrebbe essere un esame per chi vuole fare il mestiere di fantino del palio.
Erano ancora nitide le immagini dello scorso anno del cavallo morente e lì si poteva capire visto che erano in diretta ma che senso ha avuto riproporle anche oggi come accompagnamento ad un servizio che avrebbe dovuto parlare dell’odierna edizione?
Comprendo che in televisione passi di tutto e che la sensibilità degli spettatori debba sottostare all’imperativo dell’audience ma siamo poi così sicuri che vedere un cavallo che muore per incompetenza e incapacità aumenti il gradimento?
Il problema non è sicuramente ascrivibile solo all’emittente vista e non è circoscrivibile alla morte di un cavallo visto che, oltretutto, a quanto pare, in TV pullulano le trasmissioni incentrate su orrendi casi di cronaca nera.
Così violenza chiama violenza rischiando un aumento di casi scellerati anche solo grazie al tentativo di emulazione da parte di chi non comprende la gravità di ciò che vede. Vi chiedete perché i terroristi decapitino vittime sacrificali in diretta TV?
Fare informazione è questo? Fino a che punto è giusto, per dovere di cronaca, divulgare immagini violente dando notorietà a chi le commette? Non esiste risposta definitiva a queste domande ma credo che, per parlare di pace occorrano immagini di pace. Sono convinta che occorra informare su crimini che avvengono ma che occorrerebbe farlo in modo che risulti evidente e chiaro che lo si fa solo per affermare che ciò che è successo non avrebbe dovuto essere.
Mettere immagine come quelle che ho visto a corredo di un servizio di pubblicizzazione di un evento non sia il miglior biglietto da visita per l’emittente che lo ha trasmesso.
Non c’è assolutamente bisogno di veder realizzato un crimine per poter dire a chiare lettere che in un mondo civile cose come quelle narrate non dovrebbero più accadere.
Ero ospite da un’amica e le suddette immagini mi hanno riconfermato che la scelta fatta anni or sono è una scelta esatta; sono felice di non possedere un apparecchio televisivo perché, quando meno te l’aspetti, ecco lì sul piccolo schermo un’immagine che ti farà rabbrividire toccando fino in fondo il tuo animo e lasciandoti assolutamente inerme.